Un report dell’incontro del progetto europeo Guard-up sulla tutela dei minori stranieri non accompagnati

(Bologna, Stazione Boldrini, 24 settembre 2024)

Nell’ambito dei processi di accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati, che negli ultimi anni hanno assunto una rilevanza crescente nelle politiche migratorie in Europa e in Italia, il tema della tutela legale è cruciale, ed è declinato in modi diversi nei vari paesi dell’Unione europea. Il progetto europeo “Guard-up. Empowering Guardianship Systems to Improve the Guidance of Unaccompanied Children”, iniziato lo scorso maggio, riunisce organizzazioni di sei paesi per mettere a confronto i vari sistemi e creare strumenti utili al miglioramento della tutela legale dei MSNA che arrivano in Europa. Si è svolto il 24 settembre presso Stazione Boldrini il primo National Stakeholders Meeting del progetto. L’evento, realizzato in forma ibrida, ha coinvolto 24 partecipanti in presenza e 26 online ed è stato moderato da Irene Pancaldi della cooperativa CIDAS.

Ha aperto l’incontro Melina Chalkidi, responsabile dell’ente capofila, il Centre for European Constitutional Law di Atene, illustrando gli obiettivi e le azioni previste dal progetto europeo, proponendo le sfide che la nuova legge europea sull’immigrazione pone.

È seguito l’intervento di Gabriella Tomai, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, iniziato con l’affermazione che il territorio vede una grande quantità di MSNA, provenienti per lo più da determinati paesi, molti dei quali sono minori che il tribunale intercetta prima dei procedimenti per l’apertura di tutela perché coinvolti nel circuito penale. Tomai ha proseguito riportando che la proposta di una tutela per un ragazzo con questi comportamenti è arduo, e tante volte i tutori volontari non sono disponibili. In Sicilia e in Puglia il 90% dei tutori volontari sono avvocati, qui in Emilia-Romagna è diverso, si nominava primariamente il tutore pubblico. Attualmente la Presidente sta collaborando con la Garante per l’infanzia e adolescenza dell’Emilia-Romagna per mettere a sistema la tutela, considerando la Garante come l’interfaccia del Tribunale. La Presidente ha inoltre sottolineato con rammarico che le risorse e il personale a disposizione del Tribunale non permettono allo stesso di svolgere un buon servizio e smaltire le pratiche pregresse, anche a fronte di un cambio di panorama nell’ambito del quale rileva che sono pochi i ragazzi “piccoli” che arrivano, che hanno buone possibilità di fare un percorso di integrazione. In questi casi si predilige il tutore volontario. Lamenta l’impossibilità di fare ascolto individuale, attività che dovrebbe costituire il primo passo con il minore e che vorrebbe riattivare laddove vi fosse un investimento in risorse in tal senso, rimarcando l’importanza che il minore parli con il giudice. La Presidente ha affermato che il tribunale è a favore del minore e che deve collaborare con il territorio. Ha inoltre elogiato le azioni del Comune di Bologna in merito alla sensibilizzazione del territorio sull’affidamento dei minori, attività che, seppur altra rispetto alla tutela, può avere risultati positivi.

Ha poi preso la parola Claudia Giudici, Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, apprezzando l’approccio comparativo applicato dal progetto “Guard-up” al tema tutela dei MSNA, attraverso lo scambio di buone prassi e criticità tra paesi partner. Negli ultimi anni oltre a un significativo aumento dei MSNA nel territorio si è riscontrata una maggiore complessità, portata anche dal recente cambiamento legislativo, che ha portato a un attenuamento della tutela dei diritti per i minori: i più vulnerabili. “Abbiamo avviato un progetto di ricerca in collaborazione con CeSPI” – ha spiegato Giudici – “per attuare una mappatura della regione, con la metodologia del Rapid Assesment per poter dare un quadro conoscitivo della tutela volontaria e del sistema di accoglienza, il più possibile pieno ed effettivo”. Attualmente si assiste a una flessione del numero di presenze in Regione E.-R., con 1681 MSNA al 30 giugno (Dati Dipartimento Politiche sociali e Immigrazione del Ministero), di cui 593 sono di nazionalità Ucraina. Al 31/12/2023 erano 2000. L’ufficio della Garante ha fatto vari corsi, per cui oggi ci sono 180 persone che hanno confermato la loro iscrizione nell’elenco tutori, anche se molte sono temporaneamente non disponibili a causa di situazioni personali. Ora l’interlocutore alla Cancelleria del Tribunale c’è, con una persona che si occupa dei MSNA.

Sandra Federici di coop. Lai-momo ha ringraziato la Garante regionale, ASP Città di Bologna e Cidas per avere collaborato alla progettazione dell’incontro e alla sua realizzazione, e ha specificato che il progetto, oltre ad attuare una ricerca e un confronto nei sei paesi, aprirà un forum online dove i tutori e le tutrici avranno a disposizione uno spazio di discussione e confronto.

Dopo la sessione di saluti istituzionali si è passati all’analisi del tema “La cornice normativa dell’istituto della tutela. Come un ruolo che discende dalla legge si può declinare al meglio sul terreno sociale e di relazione con il tutelato?”, con l’intervento dell’avvocato Dario Vinci, che ha descritto il ruolo dell’Ufficio Tutele Metropolitano, Dipartimento Welfare e Promozione del Benessere della Comunità del Comune di Bologna, di cui è responsabile. Questo ufficio rappresenta il collettore giuridico delle tutele legali nel welfare metropolitano: nel caso in cui un ente viene nominato come tutore pubblico, c’è uno staff che dà sostegno. L’ufficio non nasce con la legge Zampa (per cui il tutore volontario è un/a cittadino/a che decide di fare da rappresentante legale del MSNA e indirizzarlo nel percorso), l’istituto della tutela volontaria, infatti, anticipava la riforma normativa, e quindi l’ufficio tutele ha iniziato a formare i primi tutori di questo territorio. In Italia il tutore è un rappresentante legale ma anche un micro-garante, e se questa figura manca si rischia di lasciare più soli i MSNA. Quindi, ha affermato Vinci, sono comprensibili le sofferenze dei tribunali, ma anche quelle dei ragazzi. La tutela esiste dal diritto romano, ma fino a tempi recenti era adulto-centrica, soltanto il diritto costituzionale, e poi la riforma del diritto di famiglia nell’85, hanno rafforzato l’interesse dei minorenni come centrale. Si è compreso che l’interesse del minorenne può essere tutelato attraverso la nomina di un tutore o curatore, questo vale molto anche per i minorenni coinvolti nel circuito penale. Le figure di garanzia, anche processuali come gli avvocati, sono figure strategiche, che devono essere nominate. Non garantire un tutore vuol dire non garantire una forma di garanzia processuale, ha proseguito Vinci, e non è un tema così dirimente se il tutore sia pubblico o volontario privato, l’importante è che ogni minore ne abbia uno, ed è meglio che non sia il legale rappresentante della comunità, che ha altre incombenze. La Legge Zampa ha riformato la tutela volontaria e il sistema di accoglienza e protezione, facendo diventare il tutore volontario un micro-garante (un genitore sociale, portavoce dei ragazzi, si fa tramite con le istituzioni non essendo lui stesso soggetto istituzionale), a cui viene richiesto di stabilire un rapporto di aiuto, ascolto, vicinanza tale che rimane vivo anche dopo i 18 anni, dando un senso nuovo, sociale e giuridico, all’istituto. È una figura che però non ha obbligo di mantenimento e convivenza, e non è responsabile per i fatti illeciti dei ragazzi, come dice l’articolo 2048 del Codice Civile. Vinci ha sollevato anche il tema dei rimborsi ai tutori volontari: non si parla di grandi cifre, ma sono importanti almeno per il riconoscimento simbolico, ed è molto difficile ottenerli.

Barbara Spinelli, avvocata ASGI, ha ricordato che i MSNA sono, tra i soggetti titolari di diritti fondamentali, i più vulnerabili, con una vulnerabilità triplice: l’età, la condizione di essere stranieri, e di essere soli. La tutela dei diritti umani deve essere garantita in concreto: tutte le autorità statali che hanno ratificato la Convenzione dei diritti del fanciullo Onu 1989 sono tenuti a garantirla in concreto, cioè devono adottare tutti i provvedimenti appropriati affinché il minore sia effettivamente tutelato e sia in grado di accedere ai diritti fondamentali. Quindi, ha proseguito Spinelli, il ragionamento che ci dobbiamo porre è: come facciamo a garantire in concreto, a Bologna, i diritti fondamentali degli MSNA? È un discorso impegnativo, sicuramente la legge Zampa costituiva un ottimo testo di riferimento, poi ci sono stati altri interventi, come il DL Cutro, che ha inserito due ostacoli fondamentali: 1) ha ridotto le garanzie relative alla procedura per l’accertamento dell’età e 2) ha introdotto la possibilità del collocamento nei MSNA ultrasedicenni nei centri per adulti. ASGI ha fatto una richiesta di accesso ai dati per conoscere il numero di minori che effettivamente si trovano in questa condizione, valutando la possibilità di giudizio di validità costituzionale per la norma, perché ha impatto sul diritto alla salute, sulla tutela legale, sulla domanda di asilo, sul rischio tratta etc.

Il decreto Cutro ha inciso anche sull’istituto della tutela: attualmente, se non viene nominato il tutore, la legge prevede che venga nominato il responsabile della struttura di accoglienza. È la situazione peggiore possibile, non solo per il conflitto di interessi, ma anche perché va ad incidere sui diritti fondamentali, per cui il MSNA non riesce a distinguere le figure di riferimento, l’operatore dall’assistente sociale, dal tutore, etc. È urgente, ha affermato Spinelli, che il Tribunale per i minorenni e il Comune aprano un tavolo di confronto a livello locale, e cerchino insieme soluzioni condivise. Il problema di fondo è che la tutela privata non prevede delega di funzioni, quindi il legale rappresentate della cooperativa non può delegare ad un operatore legale o ad altre figure, è vietato dalla Costituzione, si può solo delegare l’accompagnamento alla richiesta di permesso di soggiorno, ma per la richiesta di asilo, per la raccolta della memoria e l’intervista in commissione è fondamentale che ci sia un tutore. Se non c’è un ascolto immediato c’è una seconda vittimizzazione del minore, il minore sa che certe cose non le può raccontare all’operatore/responsabile della struttura. Tutto questo va risolto, magari come con il sistema dei difensori di ufficio, ma sono pochi, bisogna avere una rete di tutori più ampia. Molto di quanto interessa ora la Procura, cioè i reati, potrebbe essere evitato, se il minore è informato, tutelato.

Francesco Rignanese di CIDAS ha presentato il funzionamento del servizio legale SAI MSNA e l’osservatorio sui dati.

Al termine della sessione è intervenuta con un messaggio in chat Paola Mastellari, portavoce per l’Emilia-Romagna dell’associazione nazionale Tutori in rete, scrivendo “Vorrei fare presente che l’Associazione Tutori Volontari MSNA Emilia Romagna ha presentato alla dr.ssa Tomai una proposta di collaborazione convenzione con il TM per contribuire direttamente al superamento delle criticità. Chiediamo alla dr.ssa Tomai se ritiene dare seguito a questa disponibilità”. Tomai non ha potuto rispondere perché aveva già dovuto lasciare la riunione.

Il blocco tematico dedicato a “Essere ‘genitore sociale’ tra motivazione e complessità: quale il ruolo del tutore nell’assistenza, protezione e sostegno del/lla MSNA?” è stato aperto da Elena Zini, dell’ufficio Politiche dell’immigrazione del Comune di Ravenna, che ha portato all’attenzione del pubblico la situazione di Ravenna, che il 31/12/2022 è diventata un cosiddetto “porto sicuro”, luogo identificato dal Ministero dell’Interno per gli sbarchi delle navi che hanno effettuato salvataggi in mare.

Da tale data sono avvenuti un totale di 14 sbarchi con oltre 1400 persone sbarcate al porto di Ravenna, di cui circa 200 MSNA, con il coinvolgimento di numerosi soggetti istituzionali. Ha poi narrato come avviene lo sbarco: la comunicazione è fatta dal Ministero alla Prefettura e successivamente è la Questura che coordina le operazioni. Il Terminal crociere è stata il luogo dove sono stati accolti i primi sbarchi, poi nel tempo sono state cambiate le location. Già nella scelta delle location si è agito per offrire una privacy ai minori. Per coordinare le tante istituzioni coinvolte in uno sbarco, ha proseguito Zini, sono organizzati dei briefing pre sbarco e post sbarco, si cerca di migliorare per prove ed errori. Vi è un’équipe multidisciplinare: mediatori e servizi sociali. I minori vengono sbarcati per primi, salvo le persone con problemi sanitari urgenti, vengono presi in carico dai servizi sanitari per un primo check, e successivamente dall’équipe specifica: al minore viene illustrato dove si trova e che cosa succederà dopo, si fa un’informativa legale specifica rispetto ai suoi diritti sul territorio, dove verrà collocato. Vengono poste delle domande iniziali tese a rilevare se ha parenti sul territorio italiano o europeo e per valutare possibili indicatori di tratta. Si crea una scheda sociale e sanitaria che include tutte le informazioni del caso e viene inviata al CAS/SAI di destinazione. Agli sbarchi è presente a volte FRONTEX, e per il volontariato sempre la Caritas e la Croce Rossa Italiana. Vengono consegnati volantini informativi e un kit di accoglienza con un cambio di abbigliamento e materiale per l’igiene. Con il primo sbarco è stato aperto un CAS minori, poi nel giro di un mese i MSNA hanno trovato un collocamento presso il progetto SAI. Questo non è più avvenuto dal secondo sbarco in avanti, non c’è stato nessun collocamento, né nel SAI di Ravenna né nazionale. I minori sono collocati anche fuori regione, spesso sono separati dai compagni di viaggio, che nell’esperienza comune erano diventate figure di riferimento affettivo, ma le destinazioni assegnate non ne tengono conto di queste relazioni, che sono così spezzate. Zini ha segnalato che ci sono 69 posti SAI per il Comune di Ravenna, e la tutela è un tema da considerare, c’è la disponibilità a sperimentare percorsi di accoglienza virtuosa anche con riferimento alla tutela, sia allo sbarco sia nei luoghi di arrivo. Anche il tema della tratta dei MSNA richiederebbe di essere maggiormente approfondito come aspetto specifico. Ravenna è stato uno dei primi territori ad aprire un CAS MSNA, poi ne sono stati aperti altri tre, ma saranno tutti chiusi al 30/09/2024 per problemi di ordine pubblico.

È poi intervenuta Paola Scafidi, Presidente di “Tutori in rete”, Ass. Nazionale nata nel 2023 che riunisce associazioni di tutori di tutta Italia, sostenendo che il ruolo di “genitore sociale” racchiude due elementi, uno della rappresentanza legale e uno di accudimento dedicato. Questo ruolo non si svolge da soli ma in un contesto di un sistema di accoglienza con il quale ci relazioniamo. Ci sono enormi difficoltà nella regione E-R, in primis con il Tribunale dei Minorenni, che è uno snodo di importanza fondamentale, senza la nomina da parte del tribunale la tutela non c’è, non viene in essere. Ogni tutela è una esperienza a sé, unica perché derivante dalla diversa combinazione di due persone.

Sulle motivazioni personali per scegliere di essere tutore ha sottolineato che ognuna/o ha la propria specifica motivazione, ma tutte sono accomunate da un’idea di società che protegga tutti i minori, in disaccordo con le idee di “invasione” e la correlazione di “microcriminalità e MSNA”.

Scafidi ha esposto alcuni punti critici:

  • Rapporti con il Tribunale dei Minori, un problema risolvibile, in E.R. c’è una crisi enorme sulle nomine di tutela, ma in Friuli il TM di Trieste funziona perfettamente, le nomine avvengono in grande quantità;
  • Numero insufficienti di tutori rispetto a determinati territori (es. in Lombardia sono molti su Milano, pochissimi in provincia);
  • Scarsa informazione sul ruolo dei tutori anche tra le diverse istituzioni (questure, scuola, sanità) o nelle accoglienze;
  • Scarse risorse: mediatori linguistici presenti solo negli snodi fondamentali, ma non per i colloqui con i tutori, dove sarebbero importanti per creare una relazione con il minore;
  • Necessità di applicazione uniforme delle principali procedure da affrontare (es. aspetti sanitari, documenti).

L’associazione Tutori in rete, ha spiegato Scafidi, si occupa anche di mettere in rete le buone prassi presenti a livello nazionale. Ad esempio, anche se esiste un decreto del 2022 per i rimborsi, è molto difficile ottenerli e tutte le richieste richiedono un passaggio dal TM: l’Associazione Tutori della Basilicata è riuscita a fare un protocollo con la Prefettura e il TM e hanno stabilito delle procedure agili per ottenerli.

Giulia Dagliana, Presidente dell’Associazione dei Tutori Volontari di MSNA Regione Toscana, ha portato il punto di vista del suo territorio, dove a luglio 2024 i MSNA erano circa 900, di cui una grande parte provenienti dall’Ucraina. I tutori volontari sono circa 200, non tutti sono attivi, molti hanno 3/4 nomine (la legge ne prevede fino a tre). Ha poi approfondito il tema della genitorialità sociale, che significa rappresentare una figura che può ampliare i nodi della rete del minore. Fare il tutore ha dei limiti molto chiari, e quando questi non sono perfettamente conosciuti dal tutore e dal ragazzo si creano delle ferite. Fare il tutore è complicato perché è una via di mezzo, non si è un avvocato che metta una firma, non si è un genitore affidatario né adottivo. Anche per questo è stata fortemente sentita la necessità di creare un’associazione, perché il ruolo vissuto in solitudine è praticamente impossibile.

Si chiede l’attivazione di corsi di formazione, la Garante per l’Infanzia della Toscana è stata per molto tempo sospesa ed è stata molto lontana dal “dossier immigrazione”, mentre il TM della Toscana è stato molto supportivo. È stato il secondo TM in Italia a vedere accolto l’inserimento del tutore sociale all’interno del prosieguo amministravo. Altra buona pratica è la possibilità di supportare l’attività della cancelleria una volta a settimana, per cui l’associazione si è attivata per dare supporto al TM per il disbrigo delle pratiche. Per i tutori toscani, ha concluso Dagliana, la difficoltà principale è stata piuttosto rapportarsi con i Servizi Sociali e le comunità di accoglienza, che percepiscono i tutori come persone che monitorano se il servizio erogato è adeguato.

Giulia Mitrugno, Portavoce delle Famiglie accoglienti di Bologna, ha parlato dell’esperienza emotivamente forte della tutela volontaria, che ha motivazioni serie, ma è stata radicalmente cambiata negli ultimi due anni e mezzo. Ha spiegato che a Bologna dalla nomina alla tutela attiva deve esserci un giuramento che spessissimo non viene fatto per varie anomalie: MSNA non presenti, nomine non notificate o non notificate in tempo, errori di trascrizione nei documenti, fino al noto caso della nomina di un tutore per un minore già deceduto. Ora ci sono solo 5 tutele attive a fronte di 20 tutori attivi e disponibili, con uno sgretolamento della tutela volontaria a Bologna. La portavoce ha sottolineato inoltre l’impossibilità di dialogare con le istituzioni. Mitrugno ha lamentato di avere partecipato a gennaio a un’udienza conoscitiva del Comune di Bologna, alla quale non è mai seguita una riconvocazione, nonostante i tutori bolognesi abbiamo lanciato un grido di allarme.

Si è passati poi alla sezione “Quali approcci per la tutela psico-socio-sanitaria e il benessere del/lla MSNA”, con l’intervento della psicoterapeuta Serena Romanelli, di Approdi ODV, associazione nata nel 2017 a Bologna con l’obiettivo fornire sostegno a persone che versano in situazioni di disagio psicologico e vulnerabilità. Per ripristinare le condizioni di salute di un cittadino migrante, ha spiegato, lavorano con approccio multilivello, con il supporto di mediatori culturali, procedendo per fasi: prima la stabilizzazione del presente del paziente e la riduzione dei sintomi acuti; poi l’elaborazione narrativa ed emotiva del trauma; infine la rilevazione delle risorse del paziente e dei fattori di resilienza. Per il lavoro con i MSNA, si deve tenere in considerazione che è necessario lavorare anche alla costruzione della propria identità. Gli interventi sono focalizzati sul benessere corporeo e strumenti narrativi grafici, in particolare utilizzo del graphic novel senza parole di Shaun Than Approdi.

Rodolfo Mesaroli, Direttore scientifico di Civico Zero, Roma, è intervenuto con una premessa sulla base di quanto riportato dalle tutrici: “non sono mai stato tutore volontario, ma formatore per corsi di formazione a loro dedicati. La sensazione che ho è quella del tutore come un marinaio che naviga in mare aperto, vi è una componente di soggettività che rende ogni tutela unica. Bisogna sapersi orientare. Occasioni come queste sono importanti per capire quali sono le stelle cardinali che ci consentono di orientarci nel percorso”. Principi cardine: la dimensione esplorativa: approcciarsi al MSNA in ascolto, sospendendo il giudizio ed esplorando l’immaginario del MSNA. Cosa si aspetta il minore dal tutore? In genere si aspetta di essere aiutato “per i documenti”. E poi? Spesso è una corsa contro il tempo, perché arrivano a 17 anni e mezzo. La figura del tutore deve essere una risorsa, un passaggio dal concreto e urgente all’effimero. Bisogna ridare valore a quegli aspetti che sembrano effimeri, pensare al benessere e non essere fagocitati dalle priorità, dalle scadenze e dalle vulnerabilità. E bisogna appoggiarsi ai tutori rispetto a queste forme di benessere.

Anna Viola Toller, del Coordinamento accoglienza MSNA, ASP Città di Bologna, ha portato il punto di vista della rete del SAI, i cui enti gestori, molti dei quali erano collegati online o presenti all’incontro, concorrono a un sistema di tutela che ha vinto la sfida di integrare i tutori volontari all’interno di un sistema complesso. Ha sottolineato che alla triplice vulnerabilità di cui sono portatori gli MSNA, spesso se ne aggiungono altre, date dalle condizioni socio-sanitarie che le persone si portano appresso dallo sbarco. Ha poi condiviso due storie: la prima riguarda un minore tunisino arrivato dalla Sicilia a Bologna e che dopo un colloquio nella struttura di accoglienza ha chiesto di parlarle personalmente e ha voluto mostrare un video del suo paese, raccontando di sentire tutti i giorni sua madre, per dirle che sta bene anche se non è vero, per non farla preoccupare, perché deve dare prova di stare bene anche se non è così. Alla richiesta di cosa vede per il suo futuro, il ragazzo ha risposto di voler tornare in Tunisia, prima o poi. L’altra storia è quella di un ragazzo che sta lottando contro una patologia non curabile nel Paese di origine e che ha lasciato scritto un messaggio di grande sofferenza fisica e morale agli operatori.

Al termine dell’incontro, tra i diversi messaggi di apprezzamento in chat, è ancora intervenuta Mastellari “Una nota positiva: i tutori e le tutrici dell’Associazione Tutori Emilia-Romagna, nonostante le criticità e difficolta oggi condivise, sono molto attivi ed impegnati in progetti specifici per il superamento degli aspetti critici e per sensibilizzare e promuovere la figura del tutore volontario. Grazie anche al buon rapporto di collaborazione con la garante e il suo Ufficio. Confidiamo di migliorare il dialogo e la collaborazione con il Tribunale per i Minorenni.”

I presenti hanno convenuto che il susseguirsi dei vari interventi ha permesso un confronto tra esperienze e territori diversi, contribuendo ad alzare lo sguardo e mettere in prospettiva quello che succede nelle singole città.